Film girati nella provincia di Siena
Il vostro viaggio alla scoperta dei luoghi senesi il cui fascino ha conquistato numerosi registi, italiani e stranieri, inducendoli a ambientarvi i loro film, comincia a San Gimignano, la città delle belle torri, la Manhattan del Medioevo. Passeggiando per questo borgo, percorrendo i suoi lunghi vicoli lastricati in pietra, che sfociano all’improvviso in piazze in cui ora campeggia centrale la Cisterna, ora si affaccia il Duomo, vi sembrerà che, come a Troisi e Benigni in Non ci resta che piangere, anche a voi sia capitato di tornare a ritroso nei secoli, come per via di un incantesimo. E in effetti questo luogo ha saputo davvero incantare molti personaggi famosi, tra cui Zeffirelli che lo ha voluto come set cinematografico per girarvi alcune scene, nel 1972, di Fratello sole e sorella luna e, nel 1999, di Un tè con Mussolini. Affinché il “sortilegio” sia completo, vi consiglio di salire sulla Rocca di Montestaffoli, situata nel punto più alto della città, da dove il vostro sguardo si smarrirà fra le torri del borgo e le colline costellate di ulivi e vigne della val d’Elsa da cui si ricava la famosa Vernaccia, primo vino ad essere insignito della DOC, uno dei tanti che dona fama all’industria vinicola italiana nel mondo, settore questo in cui la Toscana riveste un ruolo di primo piano.
La prossima tappa si trova proprio nel cuore di una feconda area viticola: il Chianti. Qui, passando tra verdi colline coltivate a vigneti, oliveti e boschi di querce, raggiungete i paesi di Radda e di Gaiole dove Francesca Archibugi ha girato alcune scene di Con gli occhi chiusi.
Mentre riprendete il viaggio, la calda luce ambrata del tramonto si riverbera morbida sulle colline chiantigiane, in perfetto connubio con lo stile di racconto pacato e sereno adottato da Bertolucci per narrare l’iniziazione sentimentale della giovane protagonista americana di Io ballo da sola. Alla sua bellezza innocente e al tempo stesso selvaggia fa eco quella dello scenario paesaggistico, e a immortalare entrambe provvede lo sguardo indugiante del regista che sembra voler carpire attimi e luoghi, in una sorta di puro compiacimento estetico cui fa riferimento il titolo inglese del film: Stealing Beauty, letteralmente rubando bellezza. E analogamente a quanto accade nella finzione filmica ad un gruppo di stranieri che, da anni, vive nelle terre di Toscana, così anche allo spettatore/visitatore di questi luoghi può facilmente capitare di lasciarsi catturare dal loro fascino. Allora, prima di partire alla volta della prossima meta, mentre il sole ormai è quasi del tutto nascosto dietro i colli, fermatevi a villa Bianchi Bandinelli, set notturno del film, che durante i secoli scorsi ha ospitato, tra gli altri, Alfieri, Stendhal, Montale, Saba e Guttuso. In questa dimora signorile che, insieme al giardino, costituisce un complesso storico-paesaggistico di notevole splendore per la qualità degli arredi e delle decorazioni settecenteschi, è possibile soggiornare, disponendo di un giardino privato con piscina e idromassaggio caldo all’aperto.
Dirigiamoci ora verso Montepulciano dove Michael Hoffman ha girato parte del suo shakespeariano Sogno d’una notte di mezza estate. Le vicende mitologiche dei greci Teseo e Ippolita vengono fatte rivivere, nell’Ottocento, in un paese italiano di fantasia, Monte Atena. Nella zona tra Montepulciano e l’alto Lazio il regista ha creduto di trovare i luoghi ideali per trasporre la favola shakespeariana, essendo tale ambientazione prossima a quella usata anticamente da Ovidio per ambientarvi “storie di ninfe, satiri e naiadi e driadi e centauri”, insomma creature fantastiche, proprio come quelle che popolano questo Sogno d’una notte di mezza estate, un sogno fatto di intrighi amorosi e promiscuità tra esseri umani e creature fatate e ravvivato dai colori e sapori caratteristici della campagna toscana.
Dopo avervi dunque invitato a seguire l’esempio di questa allegra compagnia nel riempirvi gli occhi di questi colori accesi, e la bocca dei prodotti di questa terra, proseguite lungo la strada che si snoda attraverso i profili ondulati dei colli, scanditi da filari di cipressi e sormontati da pievi e casolari isolati, sino ad arrivare a Pienza. In questo piccolo gioiello del Rinascimento toscano, passeggiando lungo le stradine da cui è possibile ammirare un panorama mozzafiato sul monte Amiata e sulla splendida Val d’Orcia e addentrandosi nei vicoli del borgo, si può avere la sensazione di fare un tuffo nel passato, sino a giungere ai tempi in cui è ambientata la vicenda dell’amore contrastato tra Romeo e Giulietta che Zeffirelli ha girato per l’appunto a Pienza, anziché a Verona, ottenendo diversi premi, tra cui due Oscar. Ancora una volta la provincia senese è stata scelta come set cinematografico di un’opera shakespeariana; per il regista nessuna altra terra come la Toscana è “così piena di ispirazione, di bellezza, di varietà naturali”.
Dopo aver gustato il celebre pecorino e aver visto la bellissima piazza Pio II, rimettetevi in marcia alla volta di San Quirico d’Orcia. Prima di raggiungerlo, concedetevi una deviazione dal percorso principale, non ve ne pentirete. Quando sulla destra vedrete una strada bianca che si insinua tra i boschi, prendetela, vi condurrà al monastero di Sant’Anna in Camprena, vera e propria oasi di pace. In questo antico rifugio monastico, uno dei tanti disseminati in provincia di Siena, l’infermiera Hana si è presa cura dell’agonizzante Lazlo de Almansy, meglio noto come il Paziente inglese, nel film diretto da Antony Minghella e vincitore di ben nove premi Oscar. Mentre visitate le grandi stanze, l’ampia cucina, dove sono state riprese diverse scene, soffermatevi nel refettorio ad ammirare il bellissimo ciclo di affreschi dipinto dal Sodoma tra il 1503 e il 1504. Da questo luogo solitario, immerso nel verde, potrete assistere al magnifico spettacolo del mutar colore dei campi al calare del sole e poi riposarvi dal momento che il monastero è ormai principalmente un bed & breakfast, aperto da marzo a ottobre.
Quando la mattina riprenderete il viaggio, allontanandovi dal monastero attraverserete la lunga via fiancheggiata da cipressi, percorsa nel film da Hana ed dal suo amico indiano Kip, che vi ricondurrà sulla strada principale. Da qui proseguendo verso Bagno Vignoni, osservate bene i luoghi che attraverserete, è possibile che alcuni vi sembrino familiari nel caso in cui abbiate visto Il Gladiatore, film premiato dall’Academy con cinque statuette. Ridley Scott ha girato nella val d’Orcia, a mezzo chilometro da San Quirico, alcune delle scene più significative: una all’inizio, quando Massimo, impersonato da Russell Crowe, fa ritorno a casa dai suoi cari, e quella finale in cui il protagonista, dopo aver fatto fronte a varie avversità, sembra finalmente trovare pace nella morte. Così mentre la folla commossa del Colosseo rende omaggio al suo valore, il gladiatore attraversa i Campi Elisi: un lungo viale di alti cipressi ed una vasta distesa di messi dorate, identici a quelli che circondavano la sua abitazione.
E mentre guardate un simile paesaggio, che è il caso di definire “paradisiaco”, stendersi a vista d’occhio intorno a voi, vi sarà chiara la ragione per cui l’Unsco ha dichiarato la Val d’Orcia patrimonio dell’umanità. In questo contesto di rara bellezza una menzione speciale spetta a Bagno Vignoni, la prossima meta. Nota fin dall’epoca romana per le sue acque termali, tale località fu frequentata, tra gli altri, da Santa Caterina da Siena, Lorenzo il Magnifico, papa Pio II Piccolomini e recentemente da Carlo Verdone che ha girato la scena del bagno notturno di Al lupo al lupo proprio nella grande vasca rettangolare che, collocata al centro del paese, al posto di una ben più tradizionale piazza, costituisce una vera e propria rarità urbanistica. L’acqua sgorga ad una temperatura di 52° C in questo luogo, chiuso su tre lati da una cinta muraria, riflettendovi gli edifici costruiti tutt’intorno. Approfittatene dunque, e seguite gli esempi illustri per rilassarvi anche voi nelle acque termali di questo posto veramente unico, il cui nome deriva dal castello che da un’altura domina la valle sottostante.
Raggiungibile percorrendo una stradina sterrata, il maniero risale all’XI secolo, quando faceva parte dei possedimenti dell’abbazia di Sant’Antimo, altro prezioso gioiello incastonato in questa terra. Visitare tale scrigno, in cui l’intangibilità della luce del sole e della musica sacra si sposano armoniosamente con la corporeità dell’edificio, è un’esperienza assolutamente imperdibile. Alcune parti della chiesa, in prevalenza capitelli e colonne, sono state realizzate in alabastro, la cui traslucidità fa sì che i raggi sembrino attraversare questa pietra facendola vivere e risplendere, mentre tutt’intorno risuonano i canti gregoriani incisi dalla piccola comunità di monaci che tuttora vive nell’abbazia. Immersi in una atmosfera di così forte suggestività, vi apparirà comprensibile la scelta di Zeffirelli di girare qui la scena di Fratello Sole, Sorella Luna in cui Francesco, durante la celebrazione della messa, è attratto da un’intensa luminosità, accesa soprattutto nell’area presbiteriale, frutto di un’emanazione divina che lo guida ad abbandonare le proprie ricchezze per condurre una vita all’insegna di una povertà estrema.
Riprendete il cammino per fare poco dopo sosta a Montalcino. “Cosa c’è di meglio per ricordare la bellezza dell’Italia” che assaporare il rinomato vino prodotto in questa zona, come fanno i protagonisti delle Invasioni barbariche, film di Denys Arcand.
Mentre vi incamminate verso la Cassia, salutate la Val d’Orcia, coi colli dai dolci pendii costeggiati da filari di cipressi, coi campi di girasoli, di grano e di papaveri, vero tripudio di colori e gioia pura per gli occhi, e avviatevi verso le Crete senesi. Navigare tra le onde di questa terra è un viaggio da fare prestando attenzione: questo paesaggio argilloso, perlopiù aspro e spoglio, è infatti caratterizzato dall’alternarsi di calanchi e biancane. Seguendo il continuo saliscendi delle strade arriverete a Siena. Situata in una posizione privilegiata, al centro di un vasto paesaggio collinare, ecco a voi questa meravigliosa città, la cui bellezza ha da sempre avuto grande presa sui registi e, passeggiando per le sue vie, potrete capirne il perché. Mentre la visitate, soffermatevi ad ammirare la Piazza del Duomo e quella del Campo, alla cui fama internazionale ha contribuito il fatto che qui si disputi il celebre Palio, “la più antica, la più splendida, la più pericolosa, la più emozionante corsa di cavalli del mondo”, come asserisce Vittorio Gassman in La ragazza del palio. In questo film, diretto da Luigi Zampa nel 1957, l’attore riveste i panni del principe Piero di Montalcino, intento a mostrare le bellezze della sua città ad una turista texana. Quest’ultima si lascerà conquistare a tal punto da questa manifestazione da parteciparvi. Ancor prima, nel 1931, fu Alessandro Blasetti a dedicare a questo evento una sua pellicola, Il palio.
Concludiamo questo itinerario cinematografico in terra senese presso la grande abbazia cistercense di San Galgano dove Andrej Tarkovskij ha ambientato la scena finale di Nostalghia. La spiritualità che connota il suo cinema è qui particolarmente accentuata, pervenendo a una religiosità dai toni mistici. Quale scenario più adatto di questo grandioso rudere, isolato nel verde, per un simile film! Come in un quadro dell’artista tedesco Friedrich, si erge imponente dinanzi a voi la mole di questo gigante medievale, le cui antiche pareti hanno come volta quella celeste e come pavimento il manto erboso. Un esempio di così spiccata simbiosi tra arte e natura è difficilmente rintracciabile altrove e risulta particolarmente idoneo a comunicare il messaggio centrale di Nostalghia, che può essere sintetizzato nelle cifre scritte a carboncino su una parete (1+1=1) che alludono a una concezione della conoscenza secondo cui una goccia più un’altra goccia, come fa dire il regista a Domenico, non fanno due gocce, ma una sola goccia più grande.