Certosa del Galluzzo
"Il monastero […] s’innalza maestoso nella parte più elevata del colle, presentando dal lato di Firenze una alta e semicircolare cinta di mura sulla quale poggiano le isolate casette dei monaci; a levante appare l’antico e bruno palagio destinato già ad uso di collegio […]; da mezzogiorno è il prospetto della chiesa e da ponente è un alto fabbricato dove sono la foresteria, il quartiere priorale, ecc." Queste parole di Carocci vi danno subito l'idea della vastità e dell'imponenza di questo complesso monastico cui il visitatore si trova dinanzi dopo aver salito una ripida strada tra i colli fiorentini, punteggiati di olivi.
Dopo aver visitato i vari ambienti di cui la Certosa è formata, vi conviene passare dalla liquoreria dove i monaci vendono i liquori a base di erbe, fiori e radici, ottenuti impiegando metodi antichi per distillazione a vapore con fuoco a legna, per infusione e per torchiatura. Un'altra attività svolta da questi certosini consiste nel restauro di libri.
Palazzo Acciaioli
Noto anche come “Palazzo degli Studi”, questo è il primo edificio che si vede arrivando alla Certosa. Come indica il suo nome, fu costruito per volere di Niccolò Acciaioli, desideroso di trascorrere qui la propria vecchiaia, in totale serenità, lontano dalla città e dagli intrighi politici.
La sua fisionomia ed il materiale impiegato rendono questa struttura simile ad un fortilizio, aspetto decisamente più accentuato tra il Trecento e il Quattrocento per mezzo del suo isolamento dagli altri edifici, che doveva rendere palese l'estraneità di questa costruzione laica rispetto al complesso religioso. È l’unico luogo ad aver conservato le caratteristiche formali originarie legate alla tecnica costruttiva gotica.
Al piano superiore ha sede la pinacoteca dove sono esposte varie opere d’arte prevalentemente appartenenti al patrimonio artistico della Certosa. Tra queste spiccano gli affreschi realizzati da Pontormo nel 1523-25, quando il grande artista fu ospitato dai monaci certosini, in fuga da Firenze dove dilagava la peste. Originariamente destinati ad ornare il chiostro dei monaci, furono collocati qui per sottrarli al degrado causato dalla loro esposizione agli agenti atmosferici e all’umidità. In occasione delle riprese del film Pontormo-un amore eretico gli affreschi furono riprodotti e dislocati nel chiostro dove furono girate alcune scene.
Piazzale della chiesa
Usciti dalla Pinacoteca, si giunge al vasto piazzale su cui affaccia la chiesa.
Iniziata nel 1545, la costruzione della corte e del suo ingresso fu pensata per soddisfare criteri di monumentalità, in base ai canoni estetici del tempo.
Chiesa
Eretta nel Trecento sulla sommità del colle, la chiesa conserva di questo periodo la parte riservata ai monaci ed il presbiterio. Frutto di interventi cinquecenteschi sono la facciata e il coro dei conversi.
Capolavoro di tarsia lignea è il coro ligneo dei monaci, notevole sia per l’alta qualità dell’intaglio, sia per la spiccata fantasia decorativa.
Colloquio
In questo ambiente rettangolare, detto Colloquio dei monaci, i certosini erano soliti radunarsi per le preghiere e quindi per la ricreazione settimanale.
È il caso di segnalare la terracotta raffigurante Cristo portacroce di Andrea della Robbia e le otto vetrate a grisaglia.
Capitolo
Sul lato settentrionale del chiostrino del colloquio si apre questo ambiente dove i monaci si riunivano per ascoltare un capitolo della regola e per prendere decisioni importanti o affrontare problemi riguardanti la vita della comunità.
Chiostro dei monaci
Il chiostro dei monaci è chiamato anche chiostro delle celle perché intorno a tre lati sono disposte le 18 celle dei monaci. La loro struttura è riconoscibile dall’esterno e dai tetti che emergono al di sopra delle gallerie del chiostro. Ciascuna porta è contrassegnata da una lettera e sormontata da lunette affrescate da Piero di Matteo nel 1520, eccezion fatta per quella sovrastante la porta della cella A risalente al 1717 e di mano di Tommaso Redi.
Sul quarto lato si affacciano la parete di fondo della chiesa, la capppella delle reliquie, la sagrestia, il capitolo, il refettorio e le dispense.
Refettorio
L'ambiente, collocato lungo il corridoio che unisce il chiostro dei monaci con quello dei conversi, conserva della struttura trecentesca soltanto un rosone in pietra forte in quanto fu radicalmente ristrutturato verso la fine del Quattrocento, epoca in cui fu eseguito il bel pulpito, oggi il principale elemento decorativo del refettorio. D'altronde questo ambiente era usato dai monaci solo in occasione delle festività, dal momento che i pasti erano perlopiù consumati nella cella.
Chiostrino dei conversi
Il chiostrino è detto dei fratelli conversi, perché nel loggiato superiore erano disposte le loro stanze. Probabilmente esistente sin dal Trecento, questo piccolo chiostro fu oggetto di un completo rinnovamento nel Quattrocento allorché divenne un cortile rinascimentale grazie alla costruzione del loggiato a due ordini.
Orario di apertura
Orario estivo
Dal martedì al sabato: 9.15-11.15 e 15-17; domenica: 10-11 e 15-17
Orario invernale
Dal martedì al sabato: 9.15-11.15 e 15-16.15; domenica: 10-11 e 15-16.15
Sito web: www.cistercensi.info/certosadifirenze
E-mail: certosa.cultura@cistercensi.info
Informazioni
Telefono 050 2049226
Fax 050 2048617
Come arrivare
- In treno
La stazione consigliata è Firenze santa Maria Novella. Da qui è opportuno prendere un autobus. - In aereo
L'aeroporto più vicino è quello di Firenze. - In autobus
Da Firenze è possibile raggiungere la certosa del Galluzzo con i mezzi di linea ATAF