Firenze itinerari artistici
- Itineriario A Area stazione Santa Maria Novella
- Itinerario B Da piazza del Duomo alla Galleria degli Uffizi
- Itinerario C Dalla basilica di San Lorenzo alla sinagoga
- Itinerario D Dal Bargello al rione di Santa Croce
- Itinerario E Da Ponte Vecchio a palazzo Pitti
- Itinerario F Dal Forte del Belvedere alla chiesa di San Miniato al Monte
Itinerario A Area Stazione Santa Maria Novella
Arrivando alla stazione basterà attraversare la piazza per raggiungere la prima tappa di questo itinerario.
Chiesa di Santa Maria Novella
Appartenente all’Ordine domenicano, questa basilica è un miracolo di eleganza e di confluenza di stili. La bellissima facciata a marmi policromi fu realizzata da Leon Battista Alberti tra il 1456 ed il 1470.
All’interno, come uno scrigno, la chiesa conserva numerosi tesori dell’arte medievale e rinascimentale, fra i quali spiccano la Trinità di Masaccio, il Crocifisso su tavola di Giotto, il Crocifisso ligneo di Brunelleschi, gli affreschi del Ghirlandaio nella cappella Tornabuoni e quelli di Filippino Lippi nella cappella Strozzi.
Visitata la chiesa andiamo a vedere i suoi chiostri, degno di nota è quello Verde cosiddetto per via del colore delle pitture parietali eseguitevi da Paolo Uccello. Da qui è possibile raggiungere l’antica sala capitolare, nota come il Cappellone degli Spagnoli, magnificamente affrescato verso la metà del Trecento da Andrea Bonaiuti.
Uscendo dalla chiesa e attraversando la piazza antistante, percorriamo via del Porcellana e poi borgo Ognissanti sino ad arrivare dinanzi all’omonima chiesa.
Chiesa di Ognissanti
Appartenente al complesso conventuale degli Umiliati, l’edificio venne iniziato nel Duecento e nel Quattrocento vi lavorarono Ghirlandaio e Botticelli che è qui sepolto. Prima di andarcene visitiamo l’attiguo refettorio del convento per vedere la bellissima pittura parietale di Ghirlandaio raffigurante il Cenacolo, tema iconografico prediletto nei refettori. Essendo stato staccato dell’affresco è possibile ammirare anche la sinopia.
Riprendiamo borgo Ognissanti che ci conduce in piazza Goldoni. Da qui passeggiamo sui lungarni fino ad arrivare a piazza Santa Trinita da dove si può vedere il più famoso ponte fiorentino dopo Ponte Vecchio.
Ponte Santa Trinita
Costruito dall’Ammannati nella seconda metà del Cinquecento, il ponte fu distrutto durante la seconda guerra mondiale e quindi fedelmente ricostruito. Da qui si può ammirare un panorama mozzafiato che da Ponte Vecchio sale sino a San Miniato al Monte.
A questo punto deviamo verso via Porta Rossa; fatti pochi passi si vede palazzo Davanzati. Questa dimora signorile, la cui costruzione risale al secolo XIV, è completamente arredata con mobili, quadri e oggetti di vario tipo che consentono al visitatore di poter ammirare come doveva essere una casa fiorentina antica. Essendo attualmente in restauro, l’edificio è pertanto aperto solo parzialmente.
Torniamo indietro e percorriamo via Tornabuoni, una delle strade più eleganti della città, dove l’alta moda internazionale incontra l’arte fiorentina, qua infatti i capi delle più prestigiose marche di abbigliamento sono esposti all’interno di alcuni edifici signorili. Uno dei più bei palazzi che si incontra lungo la via è palazzo Strozzi, i cui prospetti sono percorsi dal tipico bugnato quattrocentesco.
Itinerario B Da Piazza Duomo alla Galleria degli Uffizi
Questo percorso inizia alla scoperta degli edifici che si trovano in piazza del Duomo.
Battistero
Dedicato a san Giovanni, patrono della città, questo edificio risale ai secoli XI-XIII e presenta la tipica pianta ottagonale.
L’esterno, formato da un doppio ordine di pilastri e sormontato da una cupola, presenta una decorazione in marmi bianchi e verdi. Di particolare rilievo sono le tre porte bronzee, di cui quella sud è opera di Andrea Pisano, mentre le altre due sono di Lorenzo Ghiberti. Un autentico capolavoro è quella est, situata di fronte al duomo, nelle cui formelle sono narrati episodi del Vecchio Testamento. Tale è la sua bellezza che Michelangelo la ribattezzò “porta del Paradiso”.
L’interno, decorato a marmi bianchi e neri, presenta la volta interamente rivestita di mosaici realizzati da artisti veneziani e fiorentini del Duecento.
Duomo
La cattedrale, dedicata a santa Maria del Fiore, è stata eretta a partire dal 1296 sopra i resti dell’antica chiesa di Santa Reparata, i cui ambienti superstiti sono raggiungibili attraverso una scala interna. Si erge all’incrocio dei due bracci la grandiosa cupola, opera di Filippo Brunelleschi, affrescata da Giorgio Vasari e Federico Zuccari. L’edificio riunisce in maniera armonica elementi di vario stile, appartenenti a diverse epoche, cosicché l’effetto generale è di unitarietà.
Campanile
Sul lato sinistro della cattedrale si innalza il campanile, interamente rivestito da marmi bianchi, verdi e rossi. Iniziato da Giotto nel 1334, fu poi continuato da Andrea Pisano e quindi ultimato da Talenti nel 1360. Decorato con numerose formelle e statue (in buona parte si tratta di copie, gli originali sono conservati nel Museo dell’Opera del duomo), il campanile tende ad alleggerirsi per la presenza di bifore e trifore.
È possibile salire sul campanile dalla cui sommità si domina la città e si può così godere di un magnifico panorama.
Museo dell’Opera del duomo
Il museo si trova in un palazzo davanti all’abside della cattedrale, dominato da un busto di Cosimo I sulla facciata. Raccoglie numerose opere rimosse per motivi di salvaguardia dai monumenti della piazza, tra cui le cantorie di Donatello e di Luca della Robbia, la Maddalena di Donatello, una Pietà di Michelangelo provenienti dal Duomo; le formelle di Ghiberti dal battistero; varie opere scultoree, alcune di Donatello, destinate al campanile. Una sezione è dedicata alla costruzione della cupola del Brunelleschi, mentre è completamente documentata la storia della facciata, dalla primitiva opera di Arnolfo di Cambio ai progetti elaborati in occasione del concorso internazionale bandito nell’Ottocento.
Percorriamo via dei Calzaiuoli, via centrale di Firenze che collega piazza del Duomo a piazza della Signoria, unendo così il potere religioso a quello politico. Se un tempo vi si affacciavano molteplici botteghe di abbigliamento e calzature, da cui deriva il nome, è invece sede di alcuni dei negozi più eleganti della città.
Da qui prendiamo la breve strada che ci porta in piazza della Repubblica, cuore della Florentia romana, dove si incontravano il cardo e il decumano massimi, incrocio tuttora segnalato dalla colonna della Dovizia o dell’Abbondanza. Dopo aver subito varie trasformazioni, la piazza ha assunto l’aspetto odierno a seguito degli interventi urbanistici ottocenteschi che l’hanno trasformata nel “salotto buono” della città, su cui tutt’oggi si aprono i prestigiosi locali di caffè storici: il Gilli e il Paszkowski (lato nord) e il Caffè delle Giubbe Rosse (lato sud), i cui ambienti recano foto, disegni e memorie dei suoi più illustri frequentatori. Il lato ovest è delimitato dai portici che si interrompono al centro per dare spazio al grande arco di trionfo.
Torniamo quindi in via dei Calzaiuoli per fermarci immediatamente a visitare Orsanmichele.
Orsanmichele
Dapprima loggia destinata al mercato delle granaglie, Orsanmichele divenne in seguito chiesa delle Arti, nome con cui erano designate le antiche corporazioni. Si tratta di un vero e proprio museo all'aperto, dal momento che all’esterno ospita, entro quattordici tabernacoli, splendidi complessi scultorei realizzati da alcuni artisti tra i più celebri del Quattrocento: Verrocchio, Donatello, Ghiberti (alcune statue sono state sostituite con copie per motivi di conservazione e sono attualmente ospitate all’interno dell’edificio). All’interno è possibile apprezzare il Tabernacolo dell’Orcagna, raffinato trofeo marmoreo destinato ad ospitare la Maestà di Bernardo Daddi, accesa d'oro e di azzurro.
Uscendo in via Calimala si potranno ben presto scorgere le Logge del Mercato nuovo o del Porcellino che prendono il nome dalla fontana del Porcellino, in realtà un cinghiale in bronzo seicentesco di Pietro Tacca. Tradizione vuole che porti fortuna toccarne il naso, che risplende in quanto strofinato quotidianamente da centinaia di mani. La procedura completa prevede che per ottenere un buon auspicio si debba inserire una monetina in bocca al porcellino dopo averne strofinato il naso: se la monetina cadendo oltrepassa la grata dove cade l’acqua porterà fortuna, altrimenti no. Il trucco sta nel fatto che solo le monete più pesanti cadono nelle fessure. Nei secoli questo luogo ha conservato la sua destinazione di mercato, così chi è a caccia di souvenir può qui sbizzarirvi.
Percorrendo via Porta Rossa si offre all’improvviso allo sguardo del turista Piazza della Signoria, su cui troneggia Palazzo Vecchio. Prima di andarlo a visitare diamo un’occhiata a ciò che si può ammirare in questa piazza, palcoscenico dei principali avvenimenti fiorentini dal Medioevo ad oggi.
Al centro ammiriamo la fontana dell’Ammannati, raffigurante Nettuno, familiarmente chiamato dai fiorentini “il Biancone”. Il dio si erge su un carro trainato da quattro tritoni, mentre il seguito di divinità marine e satiri si dispiega lungo il bordo della vasca.
L’altro grande complesso scultoreo della piazza è il monumento equestre di Cosimo I, primo granduca di Toscana, ad opera del Giambologna.
Accanto alla fontana, guardando per terra, si scorge una lapide marmorea a ricordo del luogo in cui venne ucciso fra Girolamo Savonarola.
Alla sua destra si apre la Loggia dei Lanzi, così chiamata un po' per dispregio dai fiorentini alla caduta della Repubblica perché quei lanzichenecchi che passarono da Firenze nel 1527 proprio non piacevano esattamente come le guardie del primo granduca Cosimo. E dire che la loggia nacque nel Trecento per ospitare al coperto le assemblee pubbliche popolari e le cerimonie ufficiali della Repubblica fiorentina, e divenne solo in un secondo tempo, nel Cinquecento, un autentico museo all'aperto. Sicuramente scenografico, con quei capolavori di scultura antica e moderna raccolti al suo interno. Tra questi ospiti secolari risaltano per fama e per bellezza il Perseo bronzeo di Benvenuto Cellini e il Ratto delle Sabine di Giambologna. All’angolo della Loggia si apre il lungo colonnato degli Uffizi.
Palazzo Vecchio
Edificato a partire dal 1298, su progetto di Arnolfo di Cambio, questo edificio conserva esternamente la struttura severa, maestosa e rude delle origini. Nei secoli ha avuto varie destinazioni a seconda delle vicissitudini storiche di Firenze conservando sempre il ruolo di fulcro del potere civile.
Entrando nel cortile sorretto da colonne ricoperte di stucchi, ammiriamo al centro il Putto del Verrocchio e quindi, dopo aver visitato le stanze al piano terra, saliamo al primo piano. Qui sono da segnalare il grandioso salone dei Cinquecento affrescato da Vasari e allievi in cui è esposto Il genio della Vittoria di Michelangelo, lo studiolo di Francesco I, piccolo gioiello in cui sono conservate statue del Giambologna e dell’Ammannati, pitture del Bronzino. Salendo ancora possiamo così ammirare la cappella di Eleonora da Toledo affrescata dal Bronzino e le altre numerose stanze al cui interno sono conservate opere di artisti come Verrocchio e Donatello.
A questo punto dirigiamoci verso l’uscita a meno che non si voglia percorrere il corridoio vasariano, antico passaggio realizzato dal Vasari che consente, partendo da Palazzo Vecchio e snodandosi lungo la Galleria degli Uffizi e Ponte Vecchio, di arrivare a palazzo Pitti.
Galleria degli Uffizi
Questa galleria, la più celebre in Italia e una delle più prestigiose anche all’estero, deve la sua nascita a Giorgio Vasari ed il suo nome alla originaria destinazione degli uffici delle principali magistrature fiorentine. L’edificio a forma di U presenta a pianterreno un portico sorretto da pilastri in cui si aprono nicchie contenenti le statue dei fiorentini più illustri.
Entrando percorriamo lo scalone vasariano da cui si accede al primo piano al gabinetto dei disegni e delle stampe, aperto in occasione di mostre, e quindi al secondo piano dove si susseguono le stanze contenenti assoluti capolavori dell’arte antica (numerose sono infatti le statue romane ivi contenute), dell’arte medievale e moderna. Visitare gli Uffizi vuol dire ripercorrere le pagine più importanti della storia dell’arte italiana e non solo; si susseguono infatti le opere di alcuni dei più grandi maestri, tanto per citarne alcuni: Giotto, Cimabue, Simone Martini, Piero della Francesca, Botticelli, Hugo van der Goes, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffello, Tiziano, Dürer, Parmigianino, Caravaggio e l’elenco sarebbe ancora molto lungo.
Itinerario C Dalla Basilica di San Lorenzo alla Sinagoga
Chiesa di San Lorenzo
Consacrata nel 393 e poi ricostruita nel secolo XI, questa chiesa ha subito un significativo ampliamento nel Quattrocento ad opera di Brunelleschi, su commissione dei Medici di cui era la chiesa parrocchiale. Tra le opere che qui sono conservate risaltano i due incantevoli pulpiti in bronzo, eseguiti da Donatello. Merita di essere visitata anche la sagrestia vecchia, meravigliosa creazione brunelleschiana alla cui decorazione concorse ancora una volta Donatello. In questo ambiente a pianta quadrata, in cui ricorrono ovunque misure modulari, si trova il monumento funerario realizzato dal Verrocchio dove sono sepolti alcuni membri della casata medicea, tra cui Piero e Giovanni de Medici, rispettivamente padre e zio di Lorenzo il Magnifico.
Usciti dalla chiesa e visitato il chiostro da cui si accede alla Biblioteca medicea laurenziana, progettata da Michelangelo, dirigiamoci alla volta delle Cappelle Medicee.
Cappelle Medicee
Entrando nell’edificio ci troviamo nella cappella dei Principi, sfarzoso ambiente seicentesco rivestito in pietre dure da cui si accede alla sagrestia nuova, opera di Michelangelo. Aggirandoci in questo locale a pianta quadrata possiamo ammirare i bei monumenti funerari realizzati da Michelangelo in cui trovano sepoltura due esponenti della famiglia medicea. Sulla parete di ingresso vi è il sepolcro di Lorenzo il Magnifico e di suo fratello.
A questo punto usciamo dal complesso monumentale di San Lorenzo e immergiamoci nell’omonima piazza sede di mercato. Passeggiando tra le bancherelle, dove si vendono in prevalenza souvenir e oggetti di pelletteria, andiamo in via de’ Pucci. All’angolo con via Cavour fa bella mostra di sé un notevole esempio dell’architettura fiorentina del Quattrocento.
Palazzo Medici Riccardi
Realizzato da Michelozzo, su commissione di Cosimo il Vecchio, patriarca delle fortune medicee, questo edificio ha una facciata che è un vero capolavoro di sobrietà ed eleganza, divenendo un modello per i palazzi costruiti successivamente come Palazzo Strozzi.
Entrati nel cortile con la statua di Baccio Bandinelli si accede, attraverso uno scalone di rappresentanza, al primo piano dove si presenta alla vista dello stupefatto visitatore la cappella in tutta la magnificenza dei suoi affreschi dipinti da Benozzo Gozzoli che illustrano la Cavalcata dei Magi alla volta di Betlemme. Ai sovrani e ad altri personaggi che partecipano al viaggio l’artista ha dato le sembianze degli esponenti di casa Medici e di personaggi politici del tempo. Sull’altare è posta una copia di fine Quattrocento dell’originale Natività di Filippo Lippi, oggi conservata a Berlino.
Sempre al primo piano è possibile visitare la galleria che costituisce uno dei risultati più significativi ed attraenti del Barocco fiorentino. Decorata da stucchi dorati e da specchiere dipinte e provvista di ampie e luminose finestre; questa stanza é famosa soprattutto per la grande volta in cui Luca Giordano dipinse l’Apologia della famiglia Medici.
Risaliamo lungo via Ginori, poi via San Gallo e quindi prendiamo via XXVII Aprile dove troviamo uno di quei gioielli della Firenze rinascimentale ingiustamente trascurati dal turismo di massa.
Cenacolo di Sant’Apollonia
Nel refettorio dell’antico monastero delle Benedettine di Sant’Apollonia possiamo ammirare alcuni dei più begli affreschi di Andrea del Castagno raffiguranti l’Ultima Cena, la Crocifissione, la Deposizione e la Resurrezione. Oltre a queste pitture collocate sulla parete di fondo sono esposti anche altri affreschi staccati di Andrea del Castagno con le relative sinopie e dipinti di Paolo Schiavo e di Neri di Bicci, provenienti dal monastero.
Continuiamo il nostro percorso proseguendo per via XXVII Aprile e poi per via degli Arazzieri e arrivando così in piazza San Marco, realizzata nella prima metà del Quattrocento, quando Cosimo il Vecchio incaricò Michelozzo di edificare la chiesa e il convento per i monaci silvestrini, poi passato ai domenicani.
Chiesa di San Marco
Consacrata nel 1443, alla presenza di papa Eugenio IV, la chiesa presenta un’unica navata su cui si aprono molte cappelle laterali disegnate dal Giambologna. Fra le opere conservate, la più antica è il Crocifisso trecentesco nella controfacciata, mentre quello sull’altare maggiore è del Beato Angelico. Nella chiesa sono sepolti due dei più grandi letterati e filosofi del Quattrocento: Giovanni Pico della Mirandola e Angelo Poliziano, attivi presso la corte dei Medici.
Proseguiamo la visita all’interno del complesso di San Marco visitando gli ambienti attualmente adibiti a sede museale.
Museo di San Marco
Gli ambienti del Museo occupano una vasta area del convento domenicano di San Marco, fondato nel 1436 e realizzato su progetto dell’architetto Michelozzo. La sua fama è dovuta in prevalenza ai numerosi affreschi ivi presenti di Beato Angelico, uno dei massimi pittori del Rinascimento.
Camminiamo in via La Pira e poi in via Ricasoli su cui si apre l’ingresso della Galleria dell’Accademia.
Galleria dell’Accademia
Assai popolare grazie alla presenza di alcune sculture di Michelangelo, i Prigioni, il San Matteo e in particolare il David, la Galleria contiene molte altre opere di grande pregio eseguite dai maggiori maestri operanti a Firenze e nei dintorni dal Duecento alla fine del Cinquecento, ponendosi come tappa irrinunciabile per chi visiti Firenze.
Scendiamo lungo via Ricasoli e prendiamo via degli Alfani, girando in via dei Servi giungiamo in piazza Santissima Annunziata, realizzata su progetto di Brunelleschi.
Chiesa della Santissima Annunziata
Questa basilica rappresenta la casa madre dell’ordine servita, la sua costruzione fu commissionata a Michelozzo e completata da Alberti.
Le prime opere di interesse si possono osservare nel piccolo atrio antistante la chiesa cui si accede dal portico. Tale ambiente è detto chiostro dei Voti in quanto vi sono stati esposti per molti secoli quadri votivi e statue di cera, alcune delle quali a grandezza naturale raffiguranti il donatore. Le statue purtroppo sono state fuse per fabbricare candele e nel chiostro sono rimasti pregevoli cicli di affreschi realizzati da Baldovinetti, Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino e Pontormo.
Entrati nella chiesa si ammirino tra le varie opere i due affreschi di Andrea del Castagno e il Volto Santo di Andrea del Sarto. Tra le cappelle è da evidenziare quella della Compagnia di San Luca, che fu sede dal 1562 della Confraternita dei Pittori, trasformata nel 1563 per volontà del granduca Cosimo I in Accademia delle Arti del Disegno. La volta è affrescata con l’Assunta di Luca Giordano e sull’altare maggiore è collocata una tela di Vasari raffigurante San Luca che dipinge la Madonna. Nelle altre pareti si trovano opere del Bronzino, del Pontormo e di Santi di Tito. Qui riposano molti artisti, come Cellini, il Pontormo e il Franciabigio.
Attraversando la piazza fiancheggiamo l’Ospedale degli Innocenti, antico istituto di beneficenza e assistenza all’infanzia, e torniamo così in via degli Alfani; a questo punto si prende via della Pergola che ci condurrà in via della Colonna dove troviamo il palazzo che ospita il Museo archeologico.
Museo archeologico
Entrando nel Museo troviamo nelle prime stanze numerosi reperti egizi che fanno di questa raccolta una delle più importanti d’Italia. Proseguendo la visita possiamo ammirare una serie di vasi attici tra cui spicca il celebre Vaso François, del VI sec. a. C., attribuito all’artista greco Clizia. Di notevole valore e fama sono anche le tre grandi sculture etrusche esposte nella Galleria dei bronzi: la Minerva, la Chimera e l’Arringatore.
Proseguendo per via della Colonna si incrocia Borgo Pinti, passeggiando per questa strada bisogna prestare attenzione, il rischio è quello che sfugga la chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi. Oltrepassato il porticato costruito da Giuliano da Sangallo tra il 1492 e il 1496 e spinto il grosso portone, appare come in una visione questo scrigno fastoso, illuminato dal rilucere di colori preziosi: marmi variopinti, bronzo dorato, affreschi diventano in questo luogo espressione trionfale del Barocco.
A questo punto imbocchiamo via de' Pilastri e dopo aver percorso un breve tratto di via Farini si passa dinanzi ad un giardino in cui sorge la sinagoga.
Sinagoga
Entrando nella sinagoga, progettata nell'Ottocento da Marco Treves, si ha l'impressione di trovarsi in un'altra città. Tutt'un tratto ci sembrano lontani i palazzi rinascimemtali, le torri medievali, le grandi basiliche. Qui, nel quartiere detto della Mattonaia, un'elegante nota esotica si inserisce nel panorama architettonico di Firenze. Fuori scrigno di travertino e pomato rosa, dominato dal cupolone centrale e da altre cupolette, dentro scrigno di luce che attraverso le vetrate si irradia nell'ambiente illuminando i preziosi arredi, le suggestive pitture murali ad arabesco che rivestono interamente le pareti. Queste decorazioni moresche richiamano la sinagoga del Transito di Toledo, mentre la pianta è desunta da un altro celebre modello, ovvero la chiesa di Santa Sofia di Costantinopoli.
Itinerario D Dal Bargello al rione di Santa Croce
Bargello
Iniziato nel 1254 questo edificio è stato in un primo tempo residenza del capitano del popolo, poi del podestà ed infine del capitano di giustizia o bargello da cui deriva il nome odierno, divenendo una prigione. Dall’Ottocento è diventato Museo nazionale in cui sono conservate statue e opere di arti applicate, dalle maioliche alle oreficerie, dalle armi agli avori. Entrati nel cortile interno accediamo alle stanze al pian terreno prima di salire lo scalone per visitare gli ambienti al primo piano. Tra le scultore spiccano opere di Donatello, Verrocchio, Pollaiolo, Michelangelo, Giambologna e Bernini.
Raggiungiamo piazza San Firenze dove troviamo il grandioso ed armonico edificio barocco della chiesa di San Firenze.
Quindi prendiamo via dei Leoni che diventa poi via Castellani e sbuca in piazza dei Giudici dove si trova il Museo di Storia della Scienza.
Museo di Storia della Scienza
Il museo è erede di una prestigiosa e lunga tradizione di collezionismo scientifico, sviluppatasi intorno al notevole rilievo assegnato dai Medici e dai Lorena ai protagonisti e agli strumenti della scienza, o per meglio dire delle scienze. Infatti gli oggetti qui raccolti spaziano dalla matematica alla chimica, dall’ostetricia alla meteorologia.
Da qui percorrendo il lungarno Diaz troviamo sull’angolo con via dei Benci il Museo Horne.
Museo Horne
Già appartenente alla famiglia Corsi, questo palazzo è stato acquistato nel Novecento dallo storico dell’arte inglese Herbert Percy Horne allo scopo di fornire una adeguata cornice alla propria collezione di dipinti, sculture, disegni e arredi, così da ricreare l’atmosfera e gli ambienti di una dimora rinascimentale. Ed in effetti, aggirandosi per le stanze del museo, può sembrare che il tempo sia tornato indietro al Rinascimento ed è perciò possibile rivivere il passato, scoprendo oltre all’arte anche gli usi e costumi della città tra Quattro e Cinquecento. Accanto ai numerosi pezzi pregiati che vanno dal Duecento al Seicento che arredano le camere si trovano capolavori di pittori e scultori, tra cui merita ricordare Giotto, Simone Martini, Masaccio, Filippino Lippi, Domenico Beccafumi e Giambologna.
Risaliamo lungo via dei Benci che termina in piazza Santa Croce. Prima di andare a visitare la chiesa omonima osserviamo i palazzi antichi che si affacciano sulla grande piazza rettangolare. Particolarmente bello è il palazzo dell’Antella, che si trova sul lato sud, la facciata è interamente decorata da affreschi sul tema della Virtù e Divinità, realizzati nel 1619 da diversi artisti diretti da Giovanni da San Giovanni.
A questo punto entriamo a visitare la chiesa francescana.
Chiesa di Santa Croce
Iniziato nel 1295 su disegno di Arnolfo, questo edificio presenta una struttura goticheggiante e racchiude al suo interno una quantità incredibile di capolavori, affreschi, vetrate, sculture, sepolture. Lungo le navate laterali, infatti, riposano personaggi illustri tra cui Machiavelli, Rossini, Galilei, i cui monumenti funerari sono stati realizzati talvolta da celebri artisti, così è per la tomba di Michelangelo opera del Vasari e per quella dell’Alfieri eseguita da Canova. Inoltre, incontriamo il monumento compiuto in onore di Dante e il magnifico tabernacolo ligneo di Donatello in cui è scolpita l’Annunciazione. Accingiamoci quindi a visitare l’area presbiteriale dove una miriade di cappelle si apre sul transetto, ognuna conserva al suo interno qualche tesoro. Particolarmente degne di nota sono le cappelle Bardi e Peruzzi, entrambe affrescate da Giotto con le Storie di san Francesco la prima e con le Storie di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista la seconda, ed ancora la cappella Pulci-Berardi decorata da Bernardo Daddi e con una terracotta policroma invetriata di Giovanni della Robbia. Ed infine è da segnalare la cappella Bardi di Vernio dove è conservato il bellissimo Crocifisso di Donatello.
Le sorprese non terminano qui. La chiesa infatti apparteneva ad uno dei più grandi conventi cittadini i cui ambienti sono stati destinati ad uso museale. Uscendo per visitare i bei chiostri, appare dinanzi a noi quel capolavoro dell’architettura rinascimentale che è la cappella dei Pazzi realizzata da Filippo Brunelleschi e incastonata nel primo chiostro della basilica. Sia all’esterno che all’interno la struttura presenta grande armonia, eleganza e sobrietà. Il percorso espositivo prosegue con la visita dei locali del refettorio trecentesco, sede del museo.
Museo dell’Opera di Santa Croce
Qui possiamo ammirare nella parete di fondo gli affreschi di Taddeo Gaddi con l’albero della Croce e il Cenacolo e nelle altre pareti dipinti e sculture provenienti dalla chiesa. Purtroppo alcune di queste opere hanno subito gravi danni in seguito all’alluvione dell’Arno nel 1966, come il Crocifisso di Cimabue.
Appena usciti dalla chiesa si prenda via Verdi per poi curvare in via Ghibellina, su cui si affaccia Casa Buonarroti.
Museo Casa Buonarroti
Questo singolare museo ospita due capolavori giovanili di Michelangelo quali la Madonna della scala e la Battaglia dei centauri accanto a numerose opere di altri artisti negli ambienti in cui visse il nipote del grande artista, Michelangelo il Giovane. Fu proprio una sua idea quella di creare un fastoso edificio a gloria della famiglia e soprattutto del famoso avo. A tale scopo chiamò a lavorare nel palazzo i maggiori artisti allora operosi a Firenze, dall’Empoli al Passignano, da Artemisia Gentileschi a Pietro da Cortona ed in queste sontuose sale collocò i pezzi più preziosi della sua raccolta, molti dei quali fanno parte del percorso museale.
Itinerario E Da Ponte Vecchio a palazzo Pitti
Ponte Vecchio
Attraversando questo magnifico ponte, risalente al 1345, i nostri occhi restano abbagliati allo sfolgorio delle vetrine da cui fanno bella mostra alcuni capolavori dell’arte orafa. Non è sempre stato così. Infatti, in origine i porticati laterali erano occupati dalle botteghe dei macellai, fu nel corso del Cinquecento per volere di Cosimo I che al loro posto si sostituirono gli orafi. Alla metà del ponte si aprono due terrazze panoramiche da cui si gode una incantevole vista panoramica sull’Arno e sugli altri ponti.
Oltrepassato Ponte Vecchio all’inizio di via Guicciardini troviamo sulla sinistra la chiesa di Santa Felicita, in cui sono conservate opere di Pontormo e Bronzino. Quindi percorriamo borgo San Jacopo che finisce in piazza Frescobaldi, cosiddetta perché ospita il palazzo seicentesco della celebre famiglia fiorentina, e da qui prendiamo lungarno Guicciardini. All’altezza del ponte alla Carraia la strada che incrociamo è via dei Serragli, seguiamola fino a quando troviamo borgo Stella su cui si apre il cortile in cui si trova la nostra prossima meta.
Chiesa del Carmine
Questo edificio di origine trecentesca, andato in buona parte distrutto a causa di un incendio nel 1771 e quindi ricostruito, conserva all’interno della Cappella Brancacci uno dei tesori della pittura quattrocentesca. Si tratta del ciclo di affreschi realizzato da Masolino e Masaccio e raffigurante storie dell’Antico Testamento e storie di San Pietro, queste ultime furono ultimate a fine secolo da Filippino Lippi. Sono soprattutto le pitture di Masaccio ad avere attratto artisti come Verrocchio e Michelangelo che si recavano qui per studiarle.
Percorrendo via Santa Monaca prima e via Sant’Agostino poi, arriviamo in piazza Santo Spirito.
Chiesa di Santo Spirito
Progettata dal Brunelleschi e iniziata nel 1444, fu completata soltanto verso la fine del Quattrocento. Alla sobrietà della facciata esterna corrisponde la struttura armoniosa interna, ariosa ed elegante. La chiesa possiede ben trentotto altari laterali, decorati da un ricchissimo corredo di tesori e opere d’arte, tra cui uno stupendo Crocifisso di Michelangelo realizzato nel 1492 a 17 anni.
Attraversando il vestibolo della sagrestia è possibile accedere al chiostro detto dei Morti per la grande quantità di lapidi che ne affollano le pareti.
Accanto alla chiesa, nell’area conventuale, è rimasto il grande refettorio che conserva un affresco della Crocefissione sopra ad una frammentaria Ultima cena, attribuiti ad Andrea Orcagna e risalenti agli anni fra il 1360 e il 1365. Inoltre vi sono esposte opere di Jacopo della Quercia, Donatello, Tino di Camaino.
Da qui si prenda via Mazzetta e poi via Romana e si giunge in piazza Pitti.
Palazzo Pitti
Il più grandioso palazzo fiorentino domina in tutta la sua maestosità la piazza su cui venne costruito su disegno di Brunelleschi. Originariamente di dimensioni più ridotte, l’edificio è stato ampliato nel corso dei secoli. Dal grande portale centrale si entra nel cortile dell’Ammannati. Qui si pone l’imbarazzo della scelta, infatti Palazzo Pitti più che un unico museo è un insieme di musei. Data la bellezza e l’importanza delle opere esposte in ciascuno di essi, andiamo a visitarli tutti, non prima di aver raccomandato di fare bene attenzione alla decorazione delle stanze il cui valore artistico è pari a quello delle opere contenute.
Galleria palatina
È questo il secondo museo fiorentino per estensione e importanza dopo la Galleria degli Uffizi. Situata al primo piano, racchiude una notevole collezione di quadri di cui passiamo in rapida rassegna alcuni capolavori come il Ritratto di giovane di Botticelli, la Velata e la Madonna della Seggiola di Raffaello, per cui già da sola vale la visita alla Galleria, e ancora Le tre età dell’uomo di Giorgione, un’Annunciazione di Andrea del Sarto, l’Amore dormiente di Caravaggio.
Con lo stesso biglietto è possibile visitare anche gli appartamenti monumentali, ovvero le stanze in cui abitava il principe ereditario, mentre il granduca aveva per sé gli ambienti che attualmente fanno parte della Galleria palatina. La decorazione attuale degli arredi è molto cambiata rispetto all’epoca dei Medici, in seguito alle modifiche apportate dai Lorena prima e dai Savoia poi.
Museo degli argenti
Il museo ha sede al piano terreno di palazzo Pitti ed occupa gli ambienti dell’appartamento d’estate del granduca Ferdinando II dei Medici. Qui possiamo apprezzare il Tesoro dei Medici, dai famosi vasi in pietre dure, per la maggior parte romani o bizantini, appartenuti a Lorenzo il Magnifico, ai cammei e intagli di Cosimo I, dai cristalli di rocca di Francesco I alle ambre di Maria Maddalena d’Austria e ai vasi fantasmagorici in avorio di Mattias dei Medici, nonché la famosa collezione di gioielli di Anna Maria Luisa, ultima erede della casata medicea.
Galleria d’arte moderna
Firenze non è solo Rinascimento. È quanto testimonia splendidamente questa galleria, situata al secondo piano di palazzo Pitti, in cui sono esposti dipinti e sculture, in prevalenza italiani, dalla fine del Settecento fino agli anni della prima guerra mondiale.
Così percorrendo le stanze, già residenza dei granduchi lorenesi, vediamo opere del Neoclassicismo e del Romanticismo, una straordinaria raccolta dei macchiaioli, importanti testimonianze delle scuole italiane del secondo Ottocento oltre che dei movimenti artistici dell’inizio del Novecento.
Galleria del costume
Collocata nella settecentesca palazzina della Meridiana di palazzo Pitti, questa galleria vanta ben seimila pezzi, fra abiti antichi, costumi teatrali e accessori, per cui può essere considerata l’unico museo di storia della moda in Italia e uno dei più importanti nel mondo.
Nelle sue vetrine del museo è esposta un’ampia selezione di abiti dal Settecento al Novecento.
Museo delle carrozze
All’interno del museo sono conservati raffinati esemplari di carrozze in uso presso le corti lorenese e sabauda fra Settecento e Ottocento e antichi finimenti per cavalli.
Fra le carrozze risaltano tre berline commissionate da Ferdinando III Lorena tra il 1818 e il 1820, la berlina di gala di Ferdinando II di Borbone, un coupé settecentesco, il veicolo più antico.
La collezione è attualmente ospitata in un deposito, visitabile su appuntamento, in attesa che venga realizzato il progetto di dare alla collezione un’adeguata sistemazione nelle antiche scuderie medicee.
Finito il tour per i musei di palazzo Pitti, rilassiamoci passeggiando nel magnifico giardino connesso con palazzo Pitti e col Forte di Belvedere alla scoperta delle bellezze naturali e artistiche che racchiude.
Giardino dei Boboli
Popolato di statue antiche e rinascimentali e ornato di grotte, laghetti, ninfei e grandi fontane, questo giardino costituisce un vero e proprio museo all’aperto offrendo un’inesauribile susseguirsi di scorci scenografici. Camminando per i suoi affascinanti percorsi e risalendo lungo le sue forti pendenze possiamo cogliere appieno lo spirito della vita di corte mentre ammiriamo la fontana del Nettuno, la vasca dell’Isola, la grotta del Buontalenti, autentico capolavoro della cultura manierista e singolarissima fusione di architettura, pittura e scultura. Al suo interno tra giochi d’acqua, decorazioni e mosaici rocciosi, si trovano i quattro Prigioni incompiuti di Michelangelo (oggi conservati alla Galleria dell'Accademia e sostituiti da copie), che sembrano prendere vita dalle pareti rocciose.
Sulla sommità del giardino di Boboli, al centro del giardino delle rose che si affaccia con una bellissima vista su Firenze, si trova una palazzina settecentesca, oggi sede museale.
Museo delle porcellane
Questo piccolo gioiello immerso nel verde raccoglie porcellane italiane e francesi evocanti la storia del collezionismo e del gusto dei Medici, dei Lorena, dei Borbone-Parma, dei Savoia.
Tra le curiosità ivi conservate sono da annoverare la zuccheriera a forma di tartaruga e la teiera a forma di gallina.
Itinerario F Dal Forte del Belvedere alla chiesa di San Miniato al Monte
Breve ma intenso è questo itinerario che tocca i punti più panoramici di Firenze. La prima tappa si trova subito sopra il giardino mediceo, sulla collina di Boboli.
Forte del Belvedere
"Un balcone bello come il Forte del Belvedere non c'è neanche in Paradiso" dicono i fiorentini esagerando, anche se da quassù si prova un'emozione tale a vedere Firenze distesa ai nostri piedi come un anfiteatro, pennellata a volo d'uccello, che si può ben capire la ragione di tanto orgoglio cittadino. Per un attimo distraiamo lo sguardo da questa vista impagabile e volgiamoci ad osservare la palazzina eretta nella seconda metà del Cinquecento, al centro del Forte eretto successivamente su disegno di Bernardo Buontalenti. La sua costruzione, voluta da Ferdinando I de' Medici, a difesa della città fu un vero e proprio avvenimento, tant'è che fu annotata l'ora precisa della posa della prima pietra: era il 13 agosto del 1590, intorno alle 22, quando "si distesono le funi pel disegno della nuova fortezza". Un tempo cassaforte delle numerose ricchezze del granduca, è attualmente sede di mostre prestigiose.
Percorrendo via del Belvedere e salendo lungo via del Monte alle Croci si raggiunge uno dei balconi turistici più celebri al mondo.
Piazzale Michelangelo
Al centro una copia del David di Michelangelo guarda dall'alto Firenze, come da sempre fanno, tra lo stupore per un simile panorama, i turisti che raggiungono questa terrazza. Lo sguardo vagabonda tra le strade, sui ponti, sopra i tetti da cui spuntano Santa Croce, il Bargello, il capolavoro brunelleschiano della cupola, il campanile di Giotto e tanti altri tesori.
Saliamo ancora per quelle scalinate che tra filari di cipressi ci conducono a una delle chiese più belle di Firenze e non soltanto.
Chiesa di San Miniato al Monte
Sorta dopo il Mille sul luogo in cui si narra che san Miniato sia andato a morire dopo essere stato decapitato lungo le rive dell'Arno. Le sue spoglie furono deposte nella cripta di questa chiesa la cui costruzione proseguì fino al Duecento.
La bella facciata fu decorata da motivi geometrici realizzati con pregiate lastre in marmo bianco di Carrara e verde di Prato. All'interno gli interventi si susseguirono fino all'età barocca e innumerevoli capolavori si sono andati aggiungendo nel corso del tempo, dalle storie di san Benedetto affrescate da Spinello Aretino ad una tavola cuspidata, capolavoro di Jacopo del Casentino, dal mosaico con Cristo in trono nel catino absidale ad un'edicola marmorea rinascimentale eseguita da Michelozzo. Mentre osserviamo queste e tante altre opere d'arte guardiamo anche in basso: un prezioso pavimento a intarsio marmoreo è decorato da segni zodiacali.
Uno scrigno nello scrigno. Questa è la rinascimentale cappella del cardinale del Portogallo, costruita da Antonio Manetti, allievo del Brunelleschi, per l'arcivescovo di Lisbona morto a Firenze nel 1459. Nella volta sono incastonati cinque medaglioni di Luca della Robbia, le pareti sono abbellite da un'Annunciazione di Alessio Baldovinetti, da una tavola di Antonio e Piero del Pollaiolo (l'originale si trova agli Uffizi) ed ancora da affreschi di angeli volanti degli stessi artisti. In fondo si trova il monumento funerario scolpito da Antonio Rossellino.
Prima di andarcene, non dimentichiamo di visitare il chiostro dove si può ammirare l'opera del grande Paolo Uccello.