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Volterra itinerari artistici

Itinerario A Da piazza dei Priori al Museo etrusco Guarnacci

Piazza dei Priori
È questo il luogo che maggiormente ha conservato le tracce del passato medievale di Volterra. La piazza è cinta da alti palazzi di pietra con le facciate fittamente traforate da monofore e bifore, su cui svettano le torri. Tra i palazzi ne emergono, per qualità architettonica, due, entrambi del XIII secolo: il palazzo Pretorio, antica residenza del Capitano del Popolo, con grandi archivolti a terreno e la cosiddetta torre del Porcellino, e il palazzo dei Priori, il più antico palazzo comunale italiano e tuttora sede del Municipio, la cui facciata, alta e austera, termina con una torre pentagonale a due ripiani merlati. Dalla cella campanaria è possibile godere un magnifico panorama sulla città.
L'unica nota di colore è costituita dalle bande bianche e nere ornanti il transetto del duomo che si appoggia all'edificio. Andiamo dunque a visitarlo.

Piazza San Giovanni
Se la Piazza dei Priori costituisce fin dal periodo comunale il fulcro della vita politica cittadina, la piazza di San Giovanni rappresenta il centro della vita religiosa. Qui infatti si affacciano il duomo, il battistero ed il palazzo dei Vescovi.

Duomo
Costruito in stile romanico nel XII secolo, fu nuovamente edificato nel Duecento. La facciata, piuttosto spoglia, è a due ordini. L'interno, frutto di interventi cinquecenteschi, conserva alcune pregevoli opere quali un ciborio marmoreo di Mino da Fiesole e un pergamo costruito nel Seicento montando parti di una suppellettile liturgica del XII secolo, attribuita alla scuola di Guglielmo Pisano. Ma su tutte spicca un magnifico esempio di scultura lignea duecentesca raffigurante la Deposizione, incredibilmente ben conservata, merita soffermarsi ad ammirare la vivacità cromatica.

Museo diocesano
Ospitato nel palazzo Vescovile, conserva opere provenienti dal duomo e da altre chiese della diocesi di Volterra. Tra queste è opportuno segnalare il busto di san Lino, terracotta smaltata di Andrea della Robbia, il busto di san Ottaviano in argento sbalzato e cesellato di Antonio del Pollaiolo ed una Madonna in trono tra santi di Rosso Fiorentino.

Battistero
Collocato dinanzi al duomo, vi si possono ammirare un bel fonte battesimale di Andrea Sansovino e una acquasantiera ricavata da un cippo etrusco.

Costeggiando il Battistero prendiamo una breve strada al termine della quale usciamo per un attimo dalle mura cittadine ad ammirare la porta all’Arco, forse l’unico esempio rimasto di architettura civile etrusca. La porta è stata successivamente inserita nelle mura romane e poi medievali. Gli stipiti, in calcare tufaceo contenente conchiglie fossili, sono di età etrusca, mentre l’archivolto con le tre teste poste probabilmente a protezione della città, sono di epoca romana.

Torniamo a questo punto in piazza San Giovanni e imbocchiamo via Roma; nel punto in cui la strada incrocia via Ricciarelli si trova uno degli angoli più caratteristici di Volterra, noto come quadrivia dei Buonparenti dal momento che vi si prospettano torri, cavalcavia e case-torri. Percorriamo tutta via Buomparenti, in fondo si erge il palazzo Minucci-Solaini, attuale sede della pinacoteca civica.

Pinacoteca
La galleria pittorica è allestita nelle stanze di uno dei più bei palazzi volterrani, costruito nel Quattrocento su progetto attribuito ad Antonio da Sangallo il vecchio. Nutrito è il gruppo di opere per cui merita compiere una visita presso questa pinacoteca. Su tutte indubbiamente domina la Deposizione di Rosso Fiorentino, autentico capolavoro dell'arte manierista. Occorre prestare attenzione anche alla splendida Annunciazione di Luca Signorelli.

Appena usciti imbocchiamo via Minucci prendendo poi la via lungo le mura del mandorlo dei Sarti. Questra strada rasenta l'area in cui sono stati rinvenuti importanti resti di un teatro romano di epoca augustea, che per secoli è stato usato come discarica di rifiuti e quindi ricoperto da strati di materiale di scarto, condizione che gli ha permesso di giungere sino a noi in buone condizioni. Raggiunta la porta Fiorentina percorriamo via Guarnacci sino ad arrivare in piazza san Michele e da qui giriamo in via dei Sarti su cui si affaccia palazzo Viti, una delle più belle residenze private aperte al pubblico. Cogliamo dunque al volo l'opportunità di visitare le sue stanze.

Palazzo Viti
L'abitazione di Giuseppe Viti da Volterra, facoltoso impresario dell’alabastro, apre da qualche anno le sue porte ai turisti permettendo così di ammirare le sue dodici sale sontuosamente arredate con mobili, quadri, porcellane, collezioni d’alabastro ed altre suppellettili di notevole pregio, appartenenti all’arte italiana, europea ed orientale dal Quattrocento al Novecento. Tra i pezzi di maggior rilievo emergono i due monumentali candelabri d’alabastro realizzati per Massimiliano d’Asburgo imperatore del Messico, rimasti invenduti a causa della sua fucilazione avvenuta a Queretaro nel 1867. A testimonianza della provenienza alquanto eterogenea delle opere raccolte, dovuta ai numerosi viaggi compiuti dai Viti in tutto il mondo, si possono ricordare il tempio di Bali in legno di balsa e giunca cinese in avorio, gli uccelli del paradiso della Nuova Guinea, lo scrittoio giapponese da viaggio in lacca e madreperla e il paralume in porcellana incisa, splendida e rarissima opera delle manifatture reali di Berlino.

Torniamo in piazza san Michele e si prenda via Matteotti; dove si innalza Torre Allegretti curviamo in via Marchesi finché incontriamo l'ingresso principale di palazzo Inghirami in cui Luchino Visconti ha girato la maggior parte delle scene di Vaghe stelle dell'orsa, film con cui vinse il Leone d'Oro di Venezia. Entrando a visitare le stanze potrete aggirarvi per i corridoi che hanno visto il grande regista dirigere Claudia Cardinale.

A questo punto salendo per via di Castello raggiungiamo la prossima tappa di questa visita: il parco archeologico; passeggiando in questa ampia zona verde, posta in cima al colle, si possono osservare le testimonianze che qui si sono stratificate durante l'età etrusca, romana e medievale.

Sullo sfondo ci appare in tutta la sua imponenza la mole della Fortezza che, eretta dai fiorentini a scopi militari, venne ben presto impiegata come prigione, funzione che svolge tuttoggi.

A questo punto percorrendo via Minzoni raggiungiamo l'ultima tappa di questo percorso: il Museo Guarnacci.

Museo archeologico Guarnacci
Il museo contiene la raccolta più esauriente di reperti etruschi d'Italia. È proprio tale sezione a costituire il perno delle collezioni ivi esposte. Tra le molte opere sul cui interesse non mi dilungherò, lasciando a voi il piacere di constatarlo personalmente, ce n'è una che è necessario almeno menzionare: è l'Ombra della sera, figura maschile nuda, così chiamata per la sua forma esile e snella.

Itinerario B Fuori le mura

Questo itinerario è da percorrere preferibilmente in auto; muovendo da via san Lino attraverso porta San Francesco si può raggiungere rapidamente lo spiazzo erboso sopra cui si innalza la chiesa dei Santi Giusto e Clemente, incorniciata da due filari di cipressi. La sua costruzione fu iniziata nel 1627 in sostituzione dell’altra crollata inesorabilmente per l’avanzare delle balze, particolari forme di erosione del terreno di grande impatto visivo. Guardando dal pendio, situato a ridosso del precipizio, si avverte tutto il fascino che emana l'aspetto così tipico di queste rocce che sembrano volare

Usciti dalla chiesa, in prossimità della quale si può avvistare un ipogeo etrusco, si raggiunge la vicina badia camaldolese di San Giusto. Centro di cultura e di arte, conservò opere di scuola giottesca, del Ghirlandaio, di Botticelli, di Mascagni, nonchè una biblioteca ricca di manoscritti e di incunaboli. Attualmente vi si possono ammirare l’elegante chiostro cinquecentesco, attribuito a Bartolomeo Ammannati, ed il refettorio monastico dove Donato Mascagni nel Cinquecento affrescò le storie della vita di san Giusto.

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